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mercoledì 24 febbraio 2016

Due ragazze, un’estate calda e soffocante, il desiderio di andare via da un piccolo paese di provincia nel Nordest italiano. 

«Lucia und Renata sind zwei Mädchen, die im nordöstlichen Italien, in einer kleinen Stadt in der Provinz leben. Luisa ist voller Leben, ungezwungen, unkonventionell; Renata hingegen ist finster, voller Wut, und liebesbedürftig. Durch die beiden Leben der  jungen Frauen wird die Geschichte einer Erpressung, einer untreuen Liebe, einer erlittenen Gewalt  erzählt. Luisa benutzt Bilal, ihr albanischer Verlobter, Renata benutzt den Körper von Luisa: beide üben Rache. Beide wollen aus der kleinen Gemeinschaft ausbrechen, mit den Dorffesten, den  autonomistische Versammlungen, den erschöpften Familien, sowie der neuen Generationen von Migranten, die zur Zielscheibe von denen werden, die sich immer wieder bedroht fühlen. Luisa, Renata und Bilal werden viel riskieren: sich, einen kostbaren Teil von sich, die die sie lieben, das Leben zu verlieren». (Wikipedia).




«Piccola patria racconta un borgo di umanità riunita in famiglie della pianura veneta: protagoniste sono due ragazze Luisa (Maria Roveran, sorprendente e anche autrice della colonna sonora in dialetto veneto) e Renata (Roberta Da Soller), entrambe cameriere in un grand’hotel, simile a una volgare cattedrale in un deserto texano da 1 km quadrato. La prima, figlia di padre-despota e tra gli animatori accaniti di un sorgente gruppo di secessionisti, s’innamora di Bilal, un immigrato clandestino albanese che vive in una roulotte abbandonata. Lo scontro padre-figlia diventa inevitabile, attorniato da altre vicende che con sapienza svelano anime e corpi di questi personaggi, in fuga dalla crisi e da se stessi. Il problema è che vie di fuga non esistono, e Piccola patria si mostra per quello che è: una terra desolata e spiritualmente degradata, contagiata e contagiosa di un virus endemico». (Il Fatto quotidiano)

«Italia, Nordest. Lucia e Renata sono due ragazze che vivono in un paesino di provincia e che hanno come principale desiderio quello di acquisire denaro per poter partire. Lavorano sottopagate come cameriere in un grande albergo. Luisa ha un ragazzo, l'albanese Bilal, che utilizza a sua insaputa per rapporti erotici cui assiste pagando un uomo con cui Renata ha intrecciato una relazione fatta di sesso e soldi. I rapporti tra i locali e gli immigrati sono tesi e Lucia e Bilal ne sono consapevoli.
Alessandro Rossetto al suo primo lungometraggio, dopo una lunga esperienza come documentarista, centra il bersaglio con il suo primo film cosiddetto 'di finzione'. Cosiddetto perché in Piccola patria di finzione ce n'è ben poca mentre appare in tutta la sua brutale evidenza il ritratto in nero di un'Italia che sta precipitando nell'abisso di un vuoto culturale che sta divorando anche i valori minimi indispensabili per una convivenza che voglia definirsi civile. Rossetto è consapevole (e lo dice) che le storie che compongono il film "sarebbero potute accadere in una qualsiasi provincia del mondo" ma sa anche come collocarle in un contesto socioambientale preciso. Sono innumerevoli le inquadrature (con particolare rilievo per quelle a piombo dall'alto) che mostrano un territorio in cui tutto è stato degradato, come canta un coro alpino che non glorifica più il passato ma denuncia amaramente il presente. È in questi spazi di capannoni, sterpi e case in cui ognuno consuma il proprio sterile privato (perché le piazze non ci sono più) che si sviluppano le tragedie dell'incomprensione. È lì che ogni immigrato, non importa se albanese od altro, può essere chiamato spregevolmente 'negro' e per lui non esiste futuro. Neanche quello di un amore perché questo vocabolo ormai abusato si confonde nella mente delle due protagoniste con il sesso mercenario, con il ricatto che dovrebbe consentire la realizzazione di un sogno, con, in definitiva, l'incapacità di provare un sentimento nella sua pienezza. Se il futuro non è più quello di una volta Rossetto sa darcene un'immagine desolatamente efficace». (Mymovies.it)





La proiezione al Breitsch-Träff di Berna inizia alle 20.30, alle 19.00 sarà come sempre servita la cena.